Da circa 30 anni nel Regno Unito c’è un sistema di Welfare Culturale che ha come scopo il benessere della popolazione.
In particolare la relazione tra il benessere e la cultura.
Numerose ricerche hanno dimostrato che c’è una forte relazione tra il benessere di una popolazione ed il grado culturale della stessa, piuttosto che il volume di attività culturale a cui la popolazione ha accesso.
Inoltre, è interessante notare come molti dei progetti sviluppati dal sistema del Welfare Culturale siano divenuti poi progetti pilota del sistema sanitario. Infatti, è questa collaborazione che rende il sistema sanitario del Regno Unito un riferimento per tutti gli altri paesi.
Tra le iniziative, promosse dal sistema sanitario del Regno Unito, una in particolare ha attratto la nostra attenzione:
Dare un’unità di misura di quanto l’arte impatti sul benessere fisico, psichico e sociale.
Lo scopo ultimo di questa ricerca, attiva dall’ottobre 2021 in due Università della città metropolitana di Londra, è promuovere esperienze artistiche, nel contesto del Sistema Sanitario nazionale britannico, con obiettivi terapeutici e psicoterapeutici.
Molte sono le iniziative che anche in Italia seguono le orme dei vari sistemi di Welfare Culturale Europei, tuttavia, afferma Simona Carniato, psicologa psicoterapeuta a Treviso, studiosa di psicologia dell’arte e di estetica, nonché coautrice del saggio La pervasività dell’arte: come e quanto l’arte ci influenza? (Edizioni accademiche italiane, 26,90 €):
«I cambiamenti sociali avvengono quando c’è un’adesione alla base della popolazione. Ben vengano le iniziative che propongono progetti culturali o attività di sensibilizzazione alla cultura con lo scopo di migliorare il benessere delle società o semplicemente di far conoscere la correlazione cultura / benessere, tuttavia, una soluzione a portata di tutti, immediata e che aderisce ai risultati delle ricerche “più cultura significa più benessere”, è visitare, da soli, in famiglia o con gli amici, una delle tante mostre e musei presenti nel territorio. Le iniziative culturali non mancano»
Continua la dottoressa Carniato:
«Non si tratta solo di un piacevole passatempo: esporsi ad un’esperienza estetica – cioè mettersi nelle condizioni di essere a tu per tu con dipinti, sculture, installazioni, fotografie, video, opere digitali e ogni altra forma creatività artistica –, stimola le percezioni sensoriali per arrivare a toccare livelli più profondi, emotivi e cognitivi, sollecita nuove consapevolezze e, in alcuni casi, ispira cambiamenti e crescita».
Qualsiasi esposizione è potenzialmente benefica, ma una non vale l’altra. Infatti, ci racconta ancora la dottoressa Carniato:
«Secondo la “neuro-estetica”, quando guardiamo, stupiti ed ammirati un opere d’arte, nel cervello si attivano le medesime aree di quando siamo innamorati. Attenzione, però: come l’innamoramento anche il “wow estetico” non scatta automaticamente mettendoci davanti a un quadro e di conseguenza nemmeno l’attivazione delle cellule».
Come si arriva al “wow estetico”?
«Chi punta al “WoW” deve innanzitutto conoscere e rispettare le proprie predisposizioni. Infatti, ciascuno di noi possiede personalissimi schemi di interpretazione del mondo. Tali interpretazioni sono il risultato delle esperienze vissute, degli interessi coltivati e del percorso culturale.
La consapevolezza di ciò ci permette di scegliere autori, stili, correnti, tipologie di opere affini alla nostra mappa emotiva.
Questa conoscenza e consapevolezza di sé faciliterà il “wow estetico” e ci porterà ad aprire la mente e ad andare al di là della percezione sensoriale delle singole opere».
Per assicurarsi di aver scelto l’evento che toccherà le nostre corde emotive dobbiamo: evitare di partecipare ad eventi in modo casuale. Infatti, camminare come zombie lungo i corridoi di una mostra o dormire nei divanetti di un teatro non ci sarà utile. Quindi, approfondiamo un minimo l’evento prima di arrivare alla biglietteria, bisogna interrogarsi sui propri gusti o mood del momento ed evitare ciò che lascia indifferenti o ci irrigidisce. Così, se il classicismo e la perfezione delle sculture di Antonio Canova (nel contesto Trevigiano ci sono molte permanenti che celebrano il maestro), ci lasciano vuoti, possiamo orientarci su qualcosa di più dinamico e diversificato come “when you dance you make me happy”. La danza come inno al corpo umano, dimora e prigione. Guscio del nostro io (Galleria delle Prigioni, Treviso 13.09-17.11 22).
Prima di visitare la mostra che fa per noi, il consiglio è di approfondire e stimolare la creatività, caricarsi di spunti e curiosità. Gli strumenti non mancano, nel caso il web è sempre il posto giusto per trovare informazioni.
Personalmente, ci racconta Simona Carniato «Ultimamente per me sono stati preziosi i virtual tour. I virtual tour, sono come un’opera dentro un’altra opera, ti informano, ti stupiscono e incuriosiscono allo stesso tempo, quando sono ben fatti».
Inoltre:
«Quando poi sono intervenuta alla mostra, sono riuscita a entrare in quello stato mindful – cioè contemplativo, non giudicante – necessario per entrare in contatto con la mente, i pensieri e le emozioni, mie e degli artisti. Da lì è stato facile scendere in profondità in me stessa e lasciare campo libero ad associazioni, idee e spunti di riflessione, che si presentano, rielaborati, ancora oggi dopo molto tempo».
L’esperienza artistica infatti, non è effimera, ma ci entra dentro e continua a lavorare in noi per molto molto tempo.
Leggi la presentazione del libro “La Pervasività dell’Arte: Come e Quanto l’Arte ci influenza?” della dott.ssa Simona Carniato.
Leggi l’articolo sull’impatto cognitivo ed emotivo dell’arte.